venerdì 30 novembre 2012

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Il cieco e il pubblicitario

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il
cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente, notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il pubblicitario rispose: "Niente che non fosse vero - ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello c'era scritto: "Oggi è primavera...ed io non la posso vedere".
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e vedrai che sarà per il meglio.
Spesso non serve fare cose diverse, ma vederle con occhi diversi o raccontarle in maniera diversa.

giovedì 25 ottobre 2012

scrivere per negoziare con le ombre







Una single attempata ha bisogno di certezze, poche ma buone.
Inizierei a snocciolarne subito una scegliendo un incipit lapalissiano:
La 50nne single oggi è più ottimista rispetto alle colleghe 60nni ma consapevole delle chances in meno rispetto alle 40nni.
E se bastassero queste catalanate per dirsi più serene, saremmo a buon punto.
Ma, ovviamente, non è così.

Nello specifico, iniziamo dal caso più tragico. Quello della single 50nne di formazione sinistrese -leggi: che non ha mai ceduto alle lusinghe del tacco e del tajellerino versione hostess, di media cultura, con la giusta autoreferenzialità dettata dall’assenza di modelli imitativi, cioè la donna che un tempo si usava definire “compagna” ma che, in realtà, di veri compagni e vere compagnie ne ha trovati ben pochi. Stiamo parlando di quella che, appena la vedi, non ti dà certo l’aria della leggerezza e dell’abbordabilità, pur essendo esteticamente piacevole.
In sintesi quella a cui manca la morbidezza della femmina. A cui manca la sinuosità di quelle che sono considerate le antiche leve del mondo.
Un giorno sì ed uno no pensa con assoluta convinzione che “diverso” è bello. Che il matrimonio lasciatosi alle spalle era assolutamente inevitabile per assunto ideologico dettato dalla non ipocrisia.
Camminando per strada vede coppie tenute assieme, glielo si legge in viso, dalla rata comune della casa o dalla suocera convivente che aiuta a sbarcare il lunario. Insomma quelle coppie che hanno manette invisibili ai polsi e che più frequentemente incontri nei centri commerciali, loro luogo culto di attività sociale.
La single li riconosce soprattutto dagli sguardi. Nelle coppie sfatte quello di lei volgono verso il cielo in segno di smadonnamento e quelli di lui si poggiano distrattamente sul tuo seno.
La single 50nne del tipo rigidino crede che fino alla fine dei giorni si debba essere se stesse, quindi possibilmente niente trucco, scarpe e tutto ciò che possa assomigliare ad una mise femminile lasciano spazio ai consueti tacchi bassi (meglio ancora se scarpe con carrarmato), ai soliti jeans e ai capelli trattamento faidate dopo visione film di Dario Argento. Di quelle che vanno al cinema o da sole o con le amiche e si fanno lustro di seguire i dibattiti non necessariamente essendo più fedele ad un’ideologia.
Ci sono due modi fondamentalmente per leggere questo affresco di donna. Uno al maschile (e certamente dirà: ecco, questa è la classica tipa che me lo fa ammosciare) ed una al femminile (ecco questa è la donna che sa star bene con se stessa e non smania pur di accompagnarsi a chicchessia, se potessi anche io stò bifolco di marito lo manderei a cagare).
Ma i condizionamenti sociali influenzano anche chi presume di esserne immune. Ad un tratto, ci si guarda allo specchio e ci si scopre a vedersi in altro modo. I capelli sconnessi, adorati sino alla sera prima, le rughe dette codice a barra, la cinta che slitta al foro precedente, fanno gridare alla catastrofe. D’un tratto si scopre di avere l’età che si ha. Ed è una costatazione che non si può ricacciare indietro.
Si inizia col poggiare lo sguardo sul mondo con altra attenzione. Al supermercato si sbircia il tipo da solo in fila per individuarne la fede, per strada si scopre che c’è un’esercito di donne tutte ormai indistinguibili ma tutte belle,  noti improvvisamente che hanno tutte capelli curati, mani laccate, un segno di femmina addosso.
Abbassi lo sguardo e d’improvviso vorresti far scomparire le scarpe da tennis adorate ma consunte, vorresti una bacchetta magica per trasformare il tuo look vetero in qualcosa che ti faccia sentire parte della tappezzeria di cui è adornato il mondo. Invece ti senti un cuscino demodè. E constati che il maschietto della fila della spesa ha istintivamente la propensione a girarsi verso la bocca rossa della fila accanto piuttosto che verso di te.
Ma cosa accade alla siffatta 50nne quando, dopo l’esilio post separazione, decide di riprovare a cimentarsi in una storia che abbia i presupposti di io te e le rose? Giacchè in ogni cuore di donna pulsa romanticamente sempre l’ideale del grande amore.
Non necessariamente una storia inizia perché si vede realmente la persona di sesso opposto per quel che è. Anzi. La scarsa disinvoltura nelle relazioni con un soggetto di genere maschile, visto sotto forma di “preda”, data dalla distanza temporale, crea l’effetto miopia. Non si è assolutamente in grado di capire se la persona prescelta sia quella giusta perché, quasi sempre, a interrompere il sodalizio tra sé e sé, cioè a determinare la fine di quella beata solitudine in cui si pranza e si cena stravaccati sul divano,  si gira per casa conciate come l’omino michelin, è quasi sempre scaturito da un evento esterno. Bello o brutto che sia, generalmente brutto, di perdita, di assenza. Insomma da qualcosa che turba l’equilibro consolidato.

Ed è così che la 50nne single, costretta ad accettare il rischio di rimorchio, indossa mentalmente la tenuta di Sturmtruppen e parte per la nuova storia come fosse una missione in guerra. Allega a corredo di se stessa una lista lunga sulle cose assolutamente da evitare, allerta il partner circa le paure, le ipocondrie, le batoste all’attivo e, così illustrato si “abbandona”, per modo di dire, alla relazione come stesse dando il consenso all’espianto degli organi.

Va da sé che questo atteggiamento è quanto di meno seduttivo possa esistere. Ma la single 50nne non sceglie di abbandonare la comoda mise da omino  michelin per chicchessia. Sceglie, con un masochismo inconscio, di accompagnarsi al prototipo di ex sessantottino, il meno rassicurante che la piazza offra, quello che sprizza inquietudine da tutti i pori, magari mai sposato (sono i peggio!). Insomma l’eterno insicuro e irrisolto. Ma è anche un fatto di affinità. Altrimenti con chi andare al cinema a vedere la rassegna di film bulgari che fanno tanto impegnato in questa epoca di disimpegno? Con un’altra tipologia di uomo ti toccherebbe vedere 007.
Ma scopri che il compagno si comporta esattamente come i prototipi della propria specie. Anche lui viene catalizzato dalle labbra rosse e poggia lo sguardo altezza seno. E ti sembra ancora più demoralizzante, soprattutto perché, anzi, ti consiglia con fare disinvolto: ma perché tesoro non ti lasci crescere i capelli bianchi piuttosto che fare la tinta ogni venti giorni? E intanto gira furtivo l’occhio verso la rossa poggiata sul tacchetto alto. Grrrrrrr.

Quando si incappa nel giorno “no”, la single in questione viene presa da lucida follia.
Entra in un negozio di scarpe. Chiede di provare scarpe a tacco moderatamente alto perché sente che inevitabilmente qualche sacrificio sull’altare dell’apparenza deve pur farlo.
Si slaccia gli scarponi, lasciando intravedere i calzettoni, e nel mentre si sente decisamente out.
Calza la scarpetta nemmeno fosse una protesi ortopedica e vi si erge con fare fintamente disinvolto.
Allo specchio trova riflessa una sagoma che ondeggia sgraziata, barcollante, che avanza con fare da orango. Ma decisamente si trova irresistibile. La lunga gamba prende improvvisamente slancio, tutto entra in armonia con la bellezza. Decidi di comprarle per tenerle riposte nell’armadio. Impossibile camminarci senza avere una badante al fianco.
La single 50nne di questa tipologia è anche definibile come: calzino spaiato.
Un calzino spaiato non necessariamente è spaiato, cioè senza il compagno di “piede”. Sentirsi calzini spaiati è uno stato d'animo che ti fa sentire mai presente nel presente, mai perfettamente intonato al resto del guardaroba. Status certamente variabile a seconda del periodo che si attraversa ma.. non solo. E' a quel «non solo» che proviamo a dare contorno.

E’ vero, amare è facile, specie per noi donne, Ma essere amati è più complicato.
La donna è capace di contenere. Con-tenere. Tenere in sé. Le è congeniale perché contiene nel grembo la vita, perché contiene il fallo, perché ha una modalità di pensiero, modellato dalla cultura e dalla genotipicità, che le ha insegnato a dare alloggio emotivo e non solo. Per puro desiderio di contenere.
Quindi spesso la donna è capace, diversamente dall’uomo, di far posto dentro di sé all’altro. Anche alle manchevolezze. E questo è quello che è più prossimo al concetto di amore. 

mercoledì 18 luglio 2012

O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
è una dimensione dell'anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.

Václav Havel








ph: buonafina

mercoledì 11 luglio 2012

mancanza

mi sento spora.
[Le spore sono cellule disidratate. Esse sono in grado di disperdersi nell'ambiente per resistere a condizioni avverse e, successivamente, generare (o rigenerare) un individuo vitale, in habitat più adatti alle loro condizioni di vita]
Mi manca terribilmente mia figlia. Mi manca la sua presenza fisica. Ci sono giorni in cui avrei voluto oppormi egoisticamente al suo percorso. Non mi sarei piaciuta ma oggi non mi sentirei così.
Nulla può trapelare di questa mia mancanza di lei. Non deve e non potrebbe, nemmeno se volesse, accorgersi della dolorosa profondità della sua assenza. La sua età non le permette di “vedere”.
Mi ha dedicato questo video e per me è il regalo più bello che potesse farmi. Amo profondamente la mia Ciccina. 




http://video.repubblica.it/dossier/londra-2012/grazie-mamma-lo-spot-olimpico-commuove-il-web/93813/92203http://video.repubblica.it/dossier/londra-2012/grazie-mamma-lo-spot-olimpico-commuove-il-web/93813/92203

mercoledì 20 giugno 2012

Harold




Mi si è seccato l'inchiostro del mouse. Vado ad intingerlo a sud.


citazione: "Sai Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa permette che altra gente la consideri uguale." harold e maude. h. ashby, 1971

domenica 17 giugno 2012

poesia

Sono una donna

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio,
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta,
cosa cerco quando lascio libere le mie mani..

Nessuno, nessuno sa
quando ho fame, quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta..

Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo..

Hanno costruito per me una gabbia
affinchè la mia libertà fosse una loro concessione,
e ringraziassi e obbedissi...
ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro,
sono libera nella vittoria e nella sconfitta...
la mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua,
ma la loro lingua si avvinghia
intorno alle dita del mio desiderio,
e il mio desiderio
non riusciranno mai a domare..

Sono una donna...
Credono che la mia libertà sia loro proprietà,
e io glielo lascio credere
e avvengo..

(Joumana Haddad)
poetessa libanese

mercoledì 13 giugno 2012

Mentre andavo

Andavo per i campi
così, per conto mio,
e non cercare niente
era quello che volevo.

E lì c'era un fiorellino,
subito lì, vicino,
che nella vita mai
ne vidi uno più bello.

Volevo coglierlo,
ma il fiore mi disse:
possiedo radici,
e sono ben nascoste.

Giù nel profondo
sono interrato;
per questo i miei fiori
son belli tondi.

Non so amoreggiare,
non so adulare;
non cogliermi devi,
ma trapiantare.

(Johann Wolfgang Goethe)

 

 

lunedì 11 giugno 2012

donne, più probabilmente

Ha indossato la camicia, ha preso l'ombrello
non ha detto parola
nemmeno io.

Dopo che se n'è andato

sono rimasta innanzi allo specchio
ho estratto la lingua
per vedere se erano rimaste impigliate delle parole.
Purtroppo ho visto solo muscoli e vene.
Ho ritirato la lingua
sono scoppiata a ridere
la risata non è una parola - poi ho infranto lo specchio.

Da quel momento

ho continuato a infrangere specchi
invano
cercandone uno
che non riflettesse
più, uno specchio
che infrangesse me.


A'ISHA ARNA'UT




A'ISHA ARNA'UT è una poetessa musulmana.
Non so null'altro.

chi abbia indossato la camicia, poco importa. Se ci si riferisca ad un uomo, alla vita stessa. al sogno, agli entusiasmi smorzati...
Cosa voglia dire in termini reali: ho ritirato la lingua, ho infranto lo specchio, poco importa. Se ci riferisca alla fuga verso la propria follia, al sorriso che non sboccia più con naturalezza, al rimedio di sentirsi cinici...
La vera nota ancora vitale in queta poesia è la ricerca, ancora, nonostante tutto, del passaggio successivo, quello che è penetrato in fondo al pozzo del cuore, quello capace di infrangere, scuotere dentro. L'infrangersi di un qualcosa che restituisca materia, seppur spezzata.

Spesso ho la netta sensazione che si viaggi su di un tapis roulant. Pedine composte, qualcuno che sorpassa, ma in generale passi oleosi verso una stessa direzione.

Tutte le ferite sono cicatrici rappezzate. Patrimonio di ognuno. Senza tara, senza verdetto. Distinte solo dalla propria interiore capacità di assorbimento. Chi non ne esce fuori, chi getta sale sulle cicatrici si affeziona al dolore, non riparte. E smette di cercare il vetro che possa infrangerlo, oltre quel passaggio, alla ricerca di nuove dmensioni che riperpetuano un'immagine riflessa che non esiste più. se non riflessa nei mille pezzi sparsi ovunque, in ogni singolo pezzo infranto. 


Se mi fossi fermata alla violenza, se mi fossi fermata alla dolorosa indecenza di una indifferenza, di una distrazione del cuore sarei ancora lì a cercare piccoli frammenti di me riflessi sul selciato. 

Ci si ricompone con cuore a pezzi. Necessariamente. Per smettere di cercarsi ovunque. E ovunque dispensare le colpe. Per smettere di piangersi addosso e puntare il dito della colpa verso chiunque si incontri.
Per restituirsi più possibilemnte interi, affinchè gli altri, quelli verso cui abbiamo dovere e compito di “riflesso”, possano seguitare a sognare prima di ritirare la lingua, infrangere il loro specchio. Se sarà così che dovrà andare anche per loro.

 

venerdì 4 maggio 2012

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Impara a non distruggere con le parole quello che hai creato con il silenzio. 

C. Bukowski


giovedì 26 aprile 2012

titolo del post

Pensieri che graffiano alla porta. Silenziosi ma fin troppo invadenti.
Nessun eco e nessuna risposta pretesa. Sostano. Come gelidi inverni che sembrano sbarrare il passo al futuro tiepido.

La domanda di passato e di futuro avanza e indietreggia come una danza. Fluttuano. Il presente va solo vissuto. Senza pretese. Evirato dai pensieri che graffiano alla porta.Ti guardi intorno e scopri solo mancanza di appigli. Società liquida. Meglio, anzi, liquefatta.

Il presente non è un pezzo di puzzle. agganciato al pezzo precedente o a quello successivo. Oggi sembra solo estraneo. senza sogni. Nè velleità. Assenza di incastri. possibili.

Eppure non è così come appare. Ma appare ciò che si ha bisogno che appaia. Per tirar sospiri. O per narcotizzare i sogni delusi.





martedì 13 marzo 2012

A Nina

Sono sdraiata su una branda, spalle ad un cuscino poggiato sul muro. Osservo da qui i tuoi capelli bianchi. Siamo due ospiti. in una casa disadorna. ma nuova. Né mia né tua. La tua è troppo umida per contenerti ancora. La mia è tutta scale per te. Da un pò mi adatto a fare la trottola sù e giù per starti vicino. Da quella carica neve che ha svelato ciò che noi figli abbiamo ignorato tra un pallido sole e una pioggia, tra il divenire di stagioni ignoranti. E' servitaa qualcosa questa neve.  A coprire prima e poi a svelare occhi nuovi. Emergenze dell'anima colte grazie al candore e al silenzio.
Sto male ma sto bene. Perchè ho disimparato a progettare. scoprendo come tutto può cambiare da un giorno all'altro, da un respiro all'altro. E quindi è inutile fare progetti. I progetti sono per gli egoisti che progettano solo per sè. Non includendo le variabili.
Sono la spaiata dei mie fratelli e sorelle. quindi tocca a me non avere progetti. Nè coltivarne.
Ma riesco a esserne felice. perchè sono una vagabonda della terra. E scanso con osservanza ogni stelo nuovo che nasce sotto i piedi. Non ho appuntamenti con giardinieri. Ho campi incolti. Ma riesco a vederne anche la selvaggia bellezza. Ieri ho colto le violette dal giardinetto e te le ho portate. Mi hai detto di non odorarle e di metterle davanti alla tua madonnina. Non volgio pensare che anche tu morirai. Anche se sarà così. ineluttabilmente. Ossevo i tuoi capelli bianchi. I tuoi novant'anni portati con leggerezza. E respiro a fondo e imprimo nella mente queste mura disadorne che ci ospitano avendo solo la certezza di un nuovo giorno passibile di cambiamento. Dentro e fuori di noi. In due casi non si fanno programmi a lungo termine. Quando si ha con certezza cosa ci aspetta davanti e quando lo si ignora del tutto. Ti voglio bene.

giovedì 1 marzo 2012

tav


post — 1 marzo 2012 00:41

Il ragazzo con la barba

Marco Bruno è su tutte le Tv.
E’ il “cattivo ragazzo” che da della “pecorella” al poliziotto armato fino ai denti e con maschera antigas indosso.
Chi è Marco? E’ un padre di famiglia di un magnifico bimbo di 2 anni, un lavoratore che non si risparmia e un no tav valsusino da sempre.
Martedì al posto di mangiarsi un panino nella pausa pranzo è corso insieme a tanti a Chianocco per tentare di resistere al migliaio e più di forze dell’ordine che sgomberavano l’autostrada.
La rabbia è tanta ma Marco non perde la testa, non fa gesti inconsulti, scarica solo verso chi in quel momento sta calpestando per l’ennesima volta la dignità di una popolazione, invadendo in modo violento la Valle dove Marco è nato e cresciuto.
E’ un attimo, le Tv riprendono e la vittima diventa il poliziotto armato e a volto coperto e il carnefice il manifestante a volto scoperto e disarmato.
Che i meccanismi dei media siano perversi già lo sapevamo, ma non riusciamo ancora ad abituarci a tali livelli di mistificazione e manipolazione.
L’unico spezzone trasmesso è quello della sacrosanta rabbia, poi però Marco parla per dieci minuti con l’uomo armato in modo tranquillo e pacato, fino a quando lo saluta poichè deve tornare a lavoro (a stomaco vuoto) dicendogli “…comununque vi voglio bene lo stesso”. Questo però nessuna Tv l’ha fatto vedere.
Cosi finisce Marco la sua “violenta protesta”, “vi voglio bene lo stesso”.
Credo che non ci siano altri commenti da fare, specie dopo la violenza di questa sera compiuta dagli uomini in divisa.
Che ognuno risponda alla propria coscienza
comitato no tav spinta dal bass – Takuma
ndr: marco è stato preso dalle ffoo mentre faceva resistenza passiva in autostrada, la stessa che voi anime candide conoscete già

domenica 15 gennaio 2012

perchè i salmoni nuotano controcorrente?


E passa il tempo e mi somiglio sempre meno. Il vento spira e modella a suo piacimento nuove fattezze. Nuove espressioni. mio malgrado. Impossibile schivarlo. Ho perso tempo dietro un equivoco. Quello di inseguire una strada che mi somigliasse. Una gran perdita di tempo. Avrei dovuto seguire la corrente. Oggi galleggerei piuttosto che sentire le braccia inutilemnte stanche per una corrente avversa. Non gira dalla mia parte. Poco intelligente non capirlo prima. Troppo vano opporsi alla corrente. Un salmone affumicato.